Carmela Baffioni, Essere musulmani nel Medioevo: i filosofi e i missionari ismailiti
Data: 02/02/2025, ore 11 – Lettura Corsiniana, Sala di Scienze Fisiche
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A parte l’importante trasferimento di conoscenze dal mondo greco a quello latino medievale, l’originalità del pensiero filosofico islamico si rivela soprattutto nei modi in cui esso tentò di far coesistere le antiche dottrine di origine greca con i dettami coranici – esigenza peraltro imprescindibile, per sfuggire alle drammatiche conseguenze dell’accusa di kufr, cioè di “tacciare il Profeta di menzogna”, ove si fosse approdati a formulazioni contrastanti col Corano, Parola di Dio fatta libro. Le soluzioni prescelte, tuttavia, non esimono dall’interrogarsi sull’effettiva legittimità di ricondurre questi tentativi sincretistici a un’autentica adesione all’Islam – o all’adesione a un Islam autentico.
Carmela Baffioni, che per tanti anni ha insegnato Storia della filosofia islamica all’Orientale di Napoli e che è tra i maggiori esperti dell’argomento, esaminerà in particolare nella sua Lettura corsiniana la prevalente adozione di un emanatismo di origine neoplatonica per avvalorare sul piano razionale la dottrina creazionistica (non priva di interne contraddizioni), essendo il creazionismo uno dei più netti punti di contrasto col pensiero greco, eternalista. Esaminerà l’adozione dell’emanatismo presso i filosofi e i pensatori ismailiti che furono anche missionari religiosi. Mentre i filosofi sembrano profilare una via alla salvezza parallela a quella religiosa, basata sul ragionamento dimostrativo, continuando a prestare il fianco alle obiezioni dei teologi sunniti, gli ismailiti combinano audacemente l’emanatismo col kun (fiat) coranico, ristabilendo la volontarietà dell’atto creativo divino. Le loro formulazioni, di grande valore teoretico, si basano sull’interpretazione del Corano. Shiʿiti e Ismailiti, infatti, credono nell’esistenza di una “spiegazione” del Libro sacro trasmessa dal Profeta al cugino e genero ʿAlī prima di morire, e all’avvento del governo – da lui ritenuto illegittimo – del primo califfo, Abū Bakr. Tale spiegazione sarebbe stata poi rivelata da ʿAlī ai propri diretti successori, gli imam della famiglia del Profeta.
Si tratta di due diversi modi di recuperare il pensiero ‘straniero’ all’interno dell’Islam. Gli Ismailiti effettuarono tale recupero attraverso il ricorso all’esoterismo (mantenendo segreti i risultati della loro impresa dottrinale). Quanto ai filosofi, dubbi sulla loro effettiva appartenenza all’Islam furono manifestati già dai teologi latini medievali, che, svolgendo anch’essi attività missionaria, erano interessati a presentarli non solo come musulmani unicamente in apparenza, ma addirittura come cristiani nell’intimo.